Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/237

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dai capelli gialli, aspettava, seduta a pochi passi.

Senza dissimulare la sua sorpresa e il suo piacere, la fanciulla l'aveva subito riconosciuto e salutato, e le conversazioni iniziate a Monaco erano state riprese, nell'ombra amica della Galleria.

Nuovamente, la curiosità raffinata di lui l'aveva spinto a scrutare in quell'anima.

Valeria era divenuta una giovane donna, elegantissima, piena di fascino: la sua personalità come la sua bellezza, completandosi, si erano affinate; e l' indipendenza, le contraddizioni, le originalità del suo pensiero e del suo sentimento, facevano di lei un fiore raro e interessante. Ma i suoi grandi occhi puri erano sempre gli stessi, ed arrestavano sulle labbra di Fausto le parole ardite.

Fino a quando?... Ella lo amava, e, in qualche ora fosca, egli sorrideva di sè stesso. Valeria poteva tutto temere da quel sorriso.

....Fausto non aveva mai conosciuto sua madre. Suo padre era un attore. Egli bambino l'aveva seguìto coi comici nelle piccole città di provincia; rammentava gli albergucci pieni di mosche e di odor di cucina, i camerini disordinati e sporchi, il vociar fra le quinte, il gergo pittoresco ed ignobile, il belletto, i crayons, le parrucche, e la fiala d'acquavite, sul tavolo da toilette di suo padre.

Rammentava una delle amiche di lui, un'attrice rossa di capelli e grassa con cui avevano vagabondato cinque anni per finire col separarsi