Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/238

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dopo una scenata orribile di grida e di pianti; ne rammentava un'altra, pallida, romantica, tutta occhi e denti, che si faceva venir le convulsioni ad ogni piè sospinto e singhiozzava con suo padre la Signora dalle camelie. Una sera prima di uscir di teatro ella lo aveva schiaffeggiato; poi erano rincasati insieme tranquillamente. Quante donne, nei ricordi di Fausto!... Tranne sua madre.

Dove, chi, era ella?... Perchè l'aveva abbandonato?... Più che contro il padre che s'ubbriacava e lo batteva; contro la madre ignota che l'aveva tradito, il piccolo accumulava nel cuore un rancore implacabile. Se gli avveniva d'incontrare una donna con un bimbo fra le braccia, egli sussultava di dolore, d'ira e di vergogna, e si nascondeva per piangere.

....Tratto tratto la compagnia restava incagliata in qualche grosso paese finchè si organizzava una colletta per farla partire, e intanto era la miseria, la miseria nera....

Questa, era stata l'infanzia di Fausto.

Egli aveva veduto tutto con grandi occhi profondi e cupi, e nella sua anima infantile si era maturato poco a poco il proposito irrevocabile: fuggire, uscirne.

Ed era fuggito infatti, a quindici anni: a piedi, senza saper dove andare, portando seco cento lire tolte a suo padre.

Attraverso a quali amarezze, a quali lotte, egli era passato prima di giungere a essere ciò che era: l'artista riconosciuto e ammirato? Attraverso a quali roveti si era insanguinato le