Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/245

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gliel'avrebbe rapita: che importava il nome?

Ed ecco: era arrivata la confessione tante volte prevista! Ella aveva finalmente scelto.... Ella amava!... E gli confidava il suo segreto.... aveva forse bisogno di lui per rimuovere qualche ostacolo, per persuadere la nonna. Coraggio!

— Tu non hai dunque capito nulla! — esclamò Valeria balzando in piedi.

Attraversò la stanza e si affacciò all'uscio del salotto attiguo.

— Miss Leight, — diss'ella, — «please, leave me alone».

Era in balìa di quella donna e seguitava a parlarle in aspro tono di comando. La piccola inglese si alzò e sguisciò via.

— Devo dirti dunque tutto io stessa, Gualtiero! — continuò Valeria tornando di fronte al cugino. — Sentimi dunque. Tu conosci Fausto De Renzis, non è vero? Non è del nostro mondo, ma l'ho amato e l'amo con tutta l'anima. Naturalmente ho dovuto nascondere a tutti quest'amore perchè tutti voi mi avreste disapprovata. Gli ho scritto e ci siamo visti di nascosto.

Lo sguardo costernato di suo cugino le arrestò per un attimo le parole sulle labbra.

— Sì. Ci siamo visti di nascosto, — proseguì ella lentamente con un'energia fredda e disperata. — Per quattro mesi ci siamo incontrati quasi ogni giorno a Brera, alle Conferenze di storia d'arte, nello studio del pittore Lollita.