Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/247

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Hai mentito per questo, dimmi? Perchè torturarmi così? Dimmi.... che hai mentito!

— Ma vuoi dunque che te lo ripeta? — proruppe la fanciulla. — Vuoi che ti dica le date, vuoi che ti racconti i particolari, per persuaderti?....Fu alla vigilia della nostra partenza per Monfalcone. Da alcuni giorni non lo vedevo. Andai da lui per pregarlo di scrivermi qualche volta. Fino ad allora l'avevo sempre visto in presenza di miss Leight. Comprendi? Ella era stata sempre presente ai nostri colloqui. Quel giorno, per esser più libera di parlargli, pregai quella donna di aspettarmi in chiesa. Ella acconsentì. Salii sola. Egli non voleva promettermi di scrivere, diceva che era bene finire, troncare, abbandonare ogni idea, ogni speranza, non vederci mai più....Io mi disperai.... piansi.... lo supplicai.... divenni come pazza.... E tu disprezzami, odiami, insultami, ma non farmi aggiungere di più, non essere così crudele!...

Gualtiero era ripiombato nell'ampia poltrona dove sembrava ancora più debole e più meschino, aveva nascosto il volto tra le mani; grosse lagrime mute gli colavano lungo le guance, tra le dita.

Lei! lei! la più fiera! la più bella! l'adorata! l'unica!...

Valeria aveva preso una rosa da una coppa e ne lacerava convulsamente i petali.

Il pianto di suo cugino, più che impietosirla, sorprendeva ed urtava il suo orgoglioso e impetuoso carattere. Ella si aspettava dei rimproveri