Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/27

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risultato, ecco l'imprevisto, l'imprevisto che vi spalanca davanti un abisso, che vi manda all'aria tutte le vostre speranze! Sentite questa. Otto giorni dopo il nostro matrimonio eravamo a Firenze e dovevamo partire per Roma col diretto delle tre. C'era tempo, e i bagagli erano stati spediti, il conto pagato.... io propongo a Rosa di fare a piedi il tratto dall'Hôtel alla stazione; ella accetta. Arriviamo, saliamo nello scompartimento; io guardo Rosa, e la vedo pallida pallida, quasi colle lagrime agli occhi. «Che cos'hai, cara? Ti senti male?» «No....» «Ti ho dato qualche dispiacere?» «No....» «Volevi rimanere ancora a Firenze?» «No.... no....» «Ma insomma, che cos'hai?» «Mi leverei le scarpe»....Tableau! Non vi dico «ma tête!» Tutto questo, capirete, si poteva evitare se il babbo e la mamma avessero avuto meno fretta, se non si fossero lasciati sobillare da don Evaristo. L'educazione di Rosa si sarebbe potuta iniziare prima delle nozze, e con un po' di tirocinio preliminare....

— Eh, caro mio, bella educazione avreste iniziato voi! Ci sarebbe stato da fidarsi!... Vostro padre ha avuto buon naso limitando il numero dei vostri colloqui da fidanzato!... Quanto alla fretta, voi oggi siete calmo, ragionate da persona assennata, ma allora, non ricordate più? Sembravate impazzito, sembravate un lupo arrabbiato....«La voglio, la voglio e la voglio!» Si è dovuto far presto per impedirvi qualche follia.

— Sarà, sarà....Del resto non sono mica pentito,