Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/286

Da Wikisource.

prego!... La donna del ritratto è una dama, un'attrice, una camerista, o una ballerina?...

Elmìr impallidì, e afferrò impetuosamente i polsi della fanciulla; pareva che stesse per pronunciare delle parole aspre e violente, ma si passò la mano sulla fronte e si contenne. Disse semplicemente:

— È mia madre. — E la sua voce vibrava d'infinita malinconia.

Biancofiore si sbiancò in viso, e chinò gli occhi.

Un impeto di vergogna, di tenerezza, di pentimento, le strinse il cuore: avrebbe voluto afferrare le mani di Elmìr, baciarle, chiedergli perdono in ginocchio, ma non osava dir nulla, non osava neppure guardarlo in viso, nè piangere. Ah, cattiva!... cattiva e stupida!... Come avrebbe potuto egli mai più perdonare?... Da mesi, da mesi, da quasi un anno ella lo tormentava, metteva a prova la sua pazienza, lo punzecchiava coi dispetti, coi capricci, colla superbia, coll'ironia.... Perfino in quello che gli era più sacro, perfino nella memoria di sua madre, aveva trovato modo di ferirlo e di offenderlo!... Cattiva e stupida!... Eppure.... non era cattiveria, no, quella che l'aveva spinta ad insistere così inopportunamente sul ritratto: era uno strano sentimento che ella non sapeva ancora forse spiegare.... Pensando che quell'imagine ogni sera baciata da Elmìr fosse di una donna a lui cara, e cara per amore, ella aveva realmente sofferto, tremato.... Soffriva ancora.... No, non era cattiveria, no, la sua; era