Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/322

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era bello, simpatico, con occhi vivi e intelligenti. Fra lui, la fanciulla, il vecchio medico di Castelluzzo e due studenti di legge formavano un gaio gruppo a parte dove si chiacchierava e si rideva molto. Adelaide, inconsciamente attratta dalla vivacità di quel gruppo, divorava cogli occhi la bella ragazza dall'aria semplice e felice.

— E Micheluccio? come mai manca Micheluccio? — uscì a dire uno degli studenti di legge.

— È malato?

— No, ha dovuto recarsi in città ier mattina ed aveva promesso di tornare in tempo per la colazione....

— Si nota, però, l'assenza di quel bel tipo!

— Eccolo!!

— Lupus in fabula!

— Micheluccio!!

— Michelaccio!!

— Ritardatario, non ti vergogni?

Il nuovo venuto si fermò un momento sulla soglia, perplesso sotto la valanga di chiamate. Era un impiegato del catasto, tornato al natio Castelluzzo dopo sei mesi di soggiorno a Napoli. Alto, molto bruno, grassotto, con baffetti arricciati; e in tutto l'abbigliamento l'ingenua e goffa ricercatezza del Don Giovanni di villaggio. Nel sorriso mostrava una compatta chiostra di denti candidi.

— Non ci sarà un posticino per me? — chiese con un forte accento meridionale, arrestandosi dietro la sedia del dottore di Castelluzzo,