Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/323

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dopo aver fatto grandi saluti e scuse agli sposi e alla signora Elisabetta.

— Non te lo meriti! — rispose quegli.

Lo studente di legge lo afferrò per la manica, lo costrinse a chinarsi e gli brontolò ridendo qualche cosa all'orecchio.

Micheluccio rispose forte:

— Va bene!

E, presa una seggiola, la piantò vicina a quella di Adelaide, fece un profondo inchino, e sedette.

— Dunque, signorina, ella ama molto la musica? Suona?... Canta, forse?

— ....In passato.... sì....quand'ero giovane.... suonavo il piano.... e cantavo un po'....

— Come?! Quand'era giovane? Ma le rose della giovinezza sono tuttora fiorenti sulle sue gote! Per un'anima poetica la musica è la cosa più divina che si possa sognare!... Ah, si capisce subito che lei deve avere un'anima poetica!... Io l'ho capito subito al primo vederla.... Ed ora? non suona più? ha tralasciato definitivamente?

— ....Non so.... Credo!... Sì!... Definitivamente!... Non ho più pianoforte!... — Adelaide rispondeva con un filo di voce, cogli occhi ostinatamente fissi su di un filo più greggio della tovaglia, e si faceva pallida e rossa.

— Come mai non ha più pianoforte? Ma una volta l'aveva?

— ....Sì....ma fui.... rimasi... lontana da casa. diversi anni.... e....nel frattempo l'lhanno venduto....