Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/332

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distinto, più supplice.... Scese cautamente le scale, scavalcò il muricciolo dell'orto, guardò fra i cespugli di sempreverdi.

Oh! non era che la gattina, la piccola gattina grigia che durante il giorno faceva le fusa nella cesta da lavoro!... Era diventata mamma per la prima volta e giaceva nel più fitto di un cespuglio coi nati, due neri e due bianchi, cogli occhi chiusi e il pelo arruffato.

— Ah, sei tu, Mommina, sei tu? — disse Adelaide intenerita all'inaspettato spettacolo. — Hai fame? hai sete? Aspetta, poverina; ora vengo colle provviste.

E tornò infatti dopo qualche minuto con una ciotola d'acqua e alcuni pezzi di pane. La gattina bevve avidamente, ma poi guardò Adelaide con diffidenza e miagolando coperse i nati col suo corpo come per difenderli.

Ben presto però Adelaide e Mommina divennero amiche. La gattina aveva trasportato i piccoli ad uno ad uno, prendendoli delicatamente per la pelle del collo, nello stanzone della legna, e Adelaide passava colà gran parte delle sue giornate, accoccolata vicino alle bestiole, accarezzando i piccoli dal pelo irto e dai grandi occhi verdi. E le pareva di non esser più così sola, parlava ai suoi amici come se fossero in grado di comprenderla.

— Mommina, — diceva, — come mi cambierei volontieri con te! Tu hai i tuoi piccoli, la tua ciotola di latte, e non pensi ad altro! Tu sei mamma: io non sarò mai mamma!... Tu sei felice, non è vero? Io non ho nulla, nulla!...