Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/38

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— Che fai? — chiese Folco scoppiando in una risata.

— Non dirlo a nessuno! — supplicò lei. — Sto provando il vestito.... per.... per imparare a portarlo.... Domani vengono i tuoi parenti a colazione....

— Oh, bambina cara! — fece egli afferrandola alla vita e coprendola di baci. — Ma come va che questo vestito gira tutto di traverso? Eh! sfido io!... l'hai messo a rovescio.... hai la schiena sul petto! — E lì nuova risata e nuova pioggia di baci.

— Per carità, Folco, lo sciupi! — pregava Rosa schermendosi.

Folco l'obbligò a togliersi il corpetto e a rimetterlo per il suo verso.

— Va bene così? — chiese ella.

— A me piaci meglio senza, — le sussurrò all'orecchio il marito cogli occhi lucidi.

— Credi.... credi.... che la mamma troverà....troverà....che so portarlo?

— Io credo di sì, tesoro! — rispose Folco, e l'abbracciò.

Il giorno dopo, alle undici e tre quarti in punto, ecco la campana della portineria che annuncia l'arrivo dei parenti.

Il barone e la baronessa Grola, don Giovanni Novelli (del ramo cadetto) priore dell'Abbazia di Grugliasco, il conte Fiano.

— Questi sono gli unici parenti stretti che ci restano, — disse il conte Ademaro solennemente non appena gli ospiti furono seduti in circolo intorno a un tavolo carico di biscotti e di caraffe di vermouth.