Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/75

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Chi fosse precisamente questo Dürer, Nennè non sapeva, e nessuno gliel'aveva spiegato; ma egli aveva ben capito che il custodirne e l'abitarne la casa costituiva già per la nonna, e per la famiglia, un onore. Forse essa conteneva un tesoro, forse ci stavano le fate, forse la figlia del re....

Mentre la chiave girava nella toppa, il fanciullo alzò gli occhi timidamente sulla facciata, e vide una piccola casa, forse più vecchia di tutte le altre, forse più scura, forse più affumicata, ma che nulla diceva ai suoi occhi di meglio e di diverso delle mille altre che aveva incontrato. Soltanto, sopra il portone, appesa al muro come su di una pietra tombale, una ghirlanda di foglie e di fiori avvizziti rabbrividiva sotto il vento e sotto la neve.

— Dürerhaus....- ripetè la nonna, varcando la soglia, inchinandosi, coll'atto di chi si fa il segno della croce.

E Nennè, intimidito e curioso, traversò l'andito umido e oscuro, salii dietro a lei in punta dei piedi per la soricchiolante scala di legno, si arrestò col batticuore in una piccola saletta dove un'immensa stufa di maiolica grigiastra qua e là sgretolata brontolava e russava, completamente dimentica che doveva esser Maggio.

....Dov'era il tesoro?... dov'erano le fate?... e la figlia del re?...

La luce scendeva triste e lattiginosa dalle chiuse impannate di piccoli vetri rotondi, l'aria odorava di muffa, un topo rodeva la parete sulla cassapanca tarlata un gattone fulvo si