Pagina:Dumas - Il tulipano nero, 1851.djvu/125

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lagno per essi — questi centomila fiorini io li ho in questa carta; che sono guadagnati con i tre talli che racchiude e che voi potete prendere, o Rosa, chè io ve li dono.

— Signor Cornelio...

— Oh! li potete prendere, o Rosa, non fate torto a nessuno. Io sono solo al mondo; mio padre e mia madre sono morti; non ho mai avuto nè fratelli nè sorelle; non ho mai pensato ad amare persona di cuore, e se qualcuna ha pensato ad amarmi, io non l’ho mai saputo. D’altronde vedete bene, o Rosa, che sono abbandonato, dappoichè voi sola a quest’ora siete nella mia segrete mia consolatrice e mia incoraggiatrice.

— Ma, signore, centomila fiorini...

— Ah! l’è una cosa seria, cara fanciulla, disse Cornelio. Centomila fiorini saranno una bella dote alla vostra bellezza; voi li avrete i centomila fiorini, perchè sono sicuro dei miei talli. Voi li avrete dunque, mia cara Rosa, e non vi domando in contraccambio che la promessa di sposare un bravo giovine, che vi ami quanto io amai i fiori. Non m’interrompete, o Rosa, ho pochi minuti più...

La povera figlia soffocava i suoi singulti. Cornelio le prese la mano.

— Ascoltatemi, continuò egli; ecco come farete. Prenderete della terra del mio giardino di Dordrecht; chiederete a Butruysheim mio giardiniere del terriccio della mia casella n.° 6; vi pianterete in una cassetta profonda questi tre talli, che fioriranno nel maggio prossimo, che è quanto dire tra sette mesi; e quando vedrete il fiore nel suo boccio, passate le