Pagina:Dumas - Il tulipano nero, 1851.djvu/179

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una cipolletta di tulipano! Se ne hanno a centinaia per un fiorino al mercato di Gorcum.

— «Ma non mai pregevole quanto quello, mi spiace rispondervi.

— E Giacobbe a queste parole? domandò Cornelio.

— A queste parole, io debbo dirlo, mi parve che il suo occhio gettasse un lampo.

— Sì, fece Cornelio, ciò non fu tutto: profferì parola?

— «Così dunque, o bella Rosa, diss’egli con voce melata, credete quella cipolletta preziosa?

— Mi accorsi aver fatto uno strafalcione, e risposi non curante: «Che so io? Che m’intend’io di tulipani. Io so solamente dacchè, ahimè! siamo condannati a vivere con i prigionieri, io so che per i prigionieri ogni passatempo ha il suo pregio. Questo povero Van Baerle sollevavasi con quella cipolletta; e dico perciò che bisogna essere ben crudele per togliergli un tale divertimento.

— «Ma in primis, riflettè mio padre, come s’è egli procurata quella cipolletta? Ecco ciò che sarebbe buono a sapersi, mi pare.

«Torsi altrove lo sguardo per evitare l’incontro di quello di mio padre; ma incontrai gli occhi di Giacobbe.

«Sarebbesi detto che egli volesse perseguitare il mio pensiero fino nel fondo del mio cuore.

«Un movimento di mal’umore dispensa talvolta da una risposta. Io feci una spallata, un giro a sinistra e un passo verso la porta.

«Ma fui fermata da una parola, che per quanto pronunziata sotto voce, io la presi a volo.