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Da soli tre giorni era istallato nel suo soffitto, che non aveva più alcun dubbio.
Di mattina alla levata del sole il vaso di maiolica era sulla finestra; e simile alle avvenenti donne di Mieris e di Metzu, Rosa appariva alla finestra, incorniciata dai primi tralci verdeggianti della vergine vite e del caprifoglio.
Rosa guardava il vaso di maiolica di tale occhio che mostrava a Boxtel il valore reale dell’oggetto racchiusovi.
Il racchiuso nel vaso era dunque il secondo tallo, cioè la suprema speranza del prigioniero.
Quando le notti minacciavano di essere troppo fresche, Rosa riponeva il vaso di maiolica. E faceva bene: seguiva le istruzioni di Cornelio, il quale temeva che il tallo non si gelasse.
Quando il sole divenne più caldo, Rosa riponeva il vaso dalle undici di mattina alle due dopo mezzogiorno. E faceva pur bene: Cornelio temeva che la terra non si prosciugasse troppo.
Ma quando la punta del fiore comparve fuori, Boxtel ne fu tuttaffatto convinto; e non era alto ancora un pollice che grazie al suo canocchiale l’invidioso non aveva più dubbio nessuno.
Cornelio possedeva due talli, e il secondo era affidato all’amore e alla cura di Rosa. Perchè, bene intesi, l’amore dei due giovani non era isfuggito a Boxtel.
Bisognava dunque trovare il modo di trafugare quel secondo tallo confidato alle cure di Rosa e all’amore di Cornelio. Ma non era facil cosa.
Rosa vigilava il suo tulipano, come una madre