Pagina:Dumas - Il tulipano nero, 1851.djvu/235

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Rosa battè insieme le mani per la disperazione.

— Oh! continuò Grifo passando dall’accento febbricitante della collera alla fredda ironia del vincitore, ah! ah! signor tulipaniere innocente, ah! ah! signor sapiente inzuccherato, voi mi massacrerete, voi beverete il mio sangue! Benone! non si fa di meno! E la mia figlia complice. Gesù! ma che sono io in una caverna di assassini, che sono io in un coviglio di briganti? Ah! stamattina il signor governatore saprà tutto, e dimani saprà tutto S. A. lo Statolder. Noi conosciamo la legge: «Chiunque si ribellerà in prigione (articolo 6).» Noi vi andiamo a dare una seconda edizione del Buitenhof o signor sapiente, e sarà la buona edizione. Sì, sì, stringete le pugna come un orso in gabbia, e voi bellina, divorate con gli occhi il vostro Cornelio. Vi avverto però, o miei agnellini, che non avrete più questa felicità di cospirare insieme. Giù, via discendi, snaturata figliuola. E voi, signor sapiente, a rivedervi; siate tranquillo, a rivedervi!

Rosa fuori di sè per il terrore e per la disperazione, gettò un bacio al suo amico; poi senza dubbio illuminata da un pensiero istantaneo, si affrettò alla scala, dicendo:

— Non è ancora tutto perduto; conta su me, mio Cornelio.

Suo padre seguivala urlando.

Quanto al povero tulipaniere, lasciò a poco a poco le sbarre strette dalle sue dita convulsive: la sua testa aggravossi, gli occhi suoi oscillarono nella loro orbita, ed egli cadde come un cencio sull’impiantito della camera, mormorando: