Pagina:Dumas - Il tulipano nero, 1851.djvu/330

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— Dicerto, quando un paese è ricco, è felice.

— Questo principio starebbe a distruggere la nostra religione cristiana veramente santa.

— E perchè? interruppe sorpreso l’Olandese.

— Perchè, rispose Cecchino, si ammetterebbe il principio che il ricco possa essere sempre felice, e allora le tribolazioni del povero non avrebbero compenso. Ma grazia a Dio anche il ricco ha la sua croce; dunque la ricchezza sola non fa la felicità dell’uomo.

— Potrebbe darsi, ma io lo credo.

— Come.....? Oh? scusate, non mi rammentava che voi non siete cristiano.

L’Olandese increspò le labbra ad un sorriso tra la compassione e la benignità, e rispose al giovine:

— Lo sono quanto voi, e forse.... Lasciamo questo discorso, e ognuno tenga per buona la sua religione; chè così ognuno adempirà ai doveri dell’uomo onesto.

— Dice bene, disse Antonio per rompere un tale discorso, anco col Corano si può essere galantuomini.

— Davvero, riprese Van Halen; e io lo posso dire se i maomettani sieno galantuomini.

— Avrete molto viaggiato in vita vostra eh? dissegli Antonio.

— Assai; anzi ho viaggiato tutto il tempo di mia vita; cosicchè ho vissuto più in mare che in terra.

— Signor Van Halen, voi siete venuto per accomodarvi delle pendenze tra voi e il signor Francesco nostro principale, e su queste ci siamo già intesi, sicchè non resta altra pendenza tra noi, che ci consegnate le lettere di credenza per Livorno. Ora se non vi dispiace, saremmo curiosi che ci daste un cenno