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Pagina:Dumas - Il tulipano nero, 1851.djvu/35

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di Van Baerle? Mi domandi, se gli è forte, se gli è debole? Non è nè l’uno nè l’altro, ma che importa ciò che ei sia? Il forte stà che custodisca il segreto, bene intesi che egli punto lo conosce.

Giovanni si volse sorpreso:

— Oh! continuò Cornelio col suo dolce sorriso, il ruward di Pulten è un politico allevato alla scuola di Giovanni; te lo ripeto, o fratello, Van Baerle ignora la natura e il valore del deposito che gli è stato confidato.

— Presto allora! esclamò Giovanni, giacchè c’è ancora tempo, facciamogli passare l’ordine di bruciare l’involto.

— Per mezzo di chi gli si fa passare?

— Pel mio servitore Craeke, che ci deve accompagnare a cavallo e che è entrato meco nella prigione per aiutarvi a scendere la scala.

— Pensateci, Giovanni, prima di bruciare quei titoli gloriosi.

— Prima di tutto penso, mio bravo Cornelio, che i fratelli de Witt salvino la loro vita per salvare la loro rinomanza. Noi morti, chi ci difenderebbe, o Cornelio? Chi ci avrebbe neppure compreso?

— Credi dunque che trovando quei fogli ci ammazzerebbero?

Giovanni senza rispondere al fratello stese la mano verso il Buitenhof, donde slanciavansi in questo momento degli scoppi di grida feroci.

— Sì, sì, disse Cornelio, intendo bene questi clamori; ma che cosa dicono?

Giovanni aprì la finestra.

— Morte ai traditori! urlava il popolaccio.