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Difatti altri visi arrabbiati e contraffatti dalla collera mostravansi alla finestra, gridando:
— Salvo! fuggito! gli è stato tenuto di mano.
Il popolo rimasto nella strada ripeteva con spaventevoli imprecazioni:
— Salvati! fuggiti! Perseguitiamoli, raggiungiamoli!
— Mio signore, pare che realmente Cornelio di Witt siasi salvato, disse l’officiale.
— Sì, forse dalla carcere, rispose colui, ma non dalla città; voi vedrete, o Van Deken, che il pover’uomo troverà chiusa la porta, che crederà trovare aperta.
— Dunque, o mio signore, è già stato dato l’ordine di chiudere le porte?
— No, io non lo credo; chi avrebbe dato tale ordine?
— Ebbene! chi ve lo fa supporre?...
— Sonvi delle fatalità, rispose sbadatamente l’Altezza, e i più grandi uomini sono spesso caduti vittime di cotali fatalità.
L’officiale sentì corrersi a quelle parole un brivido per tutta la persona, perchè comprese che in una maniera o in un’altra il prigioniero era spacciato.
In quel momento i ruggiti della folla scoppiavano come un tuono, perchè erasi accertata che Cornelio de Witt non era più in carcere.
Di fatti Cornelio e Giovanni dopo aver costeggiato il vivaio, avevano presa la grande strada, che conduce al Tol-Hek, raccomandandosi al cocchiere che rallentasse il passo dei suoi cavalli per non isvegliar sospetti nel loro passaggio.