Pagina:Ecce Homo (1922).djvu/122

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perchè sono una fatalità 127



3.


Non mi è stato domandato, e mi si sarebbe dovuto domandare, che cosa significhi proprio in bocca mia, in bocca al primo immoralista, il nome di Zarathustra; poichè ciò che fa di quel persiano una personalità unica nella storia è precisamente l’opposto. Zarathustra è stato il primo a vedere nella lotta tra il bene ed il male la vera ruota nel movimento d’orologeria delle cose: la trasposizione della morale nella metafisica, come forza, causa e scopo in sè, è opera sua. Ma questa domanda sarebbe, in fondo, già una risposta. Zarathustra creò questo fatalissimo errore: la morale; perciò dev’essere egli pure il primo a riconoscerlo. Non solo egli ha qui maggiore e più lunga esperienza che nessun altro pensatore — poichè tutta la storia è la confutazione sperimentale dell’affermazione del cosidetto «ordine morale» — ma il più importante è che Zarathustra è più veridico che nessun altro pensatore. La sua dottrina, soltanto la sua, pone, come suprema virtù, la veridicità: cioè l’opposto della viltà degli «idealisti» che scappano davanti alla realtà: Zarathustra ha più coraggio in corpo che tutti i pensatori presi insieme. Dire la verità e colpir bene con le frecce, ecco la virtù persiana.

Sono stato compreso?.... La vittoria della morale su sè stessa, per la veracità; la vittoria del moralista su sè stesso per riuscire al suo contrario — a me — ecco il significato del nome di Zarathustra in bocca mia.


4.


In fondo, sono due le negazioni che racchiude in sè la mia parola immoralità. Io nego da un lato un tipo d’uomo che finora fu tenuto per il più alto: quello dei buoni, dei benevoli, dei benefici;