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perchè scrivo così buoni libri | 63 |
4.
Ancora una parola, in generale, sulla mia arte dello stile. Comunicare uno stato d’animo, una tensione interna del sentimento per mezzo di segni — compreso il «tempo» di questi segni: — ecco che cosa è lo stile; e, poichè la molteplicità degli stati interiori è straordinaria in me, io ho la possibilità di usare molti stili; ho, insomma, la più complessa arte dello stile che mai uomo abbia avuto. Buono è ogni stile che esprime veramente uno stato interiore, che non s’inganna a proposito dei segni, del «tempo» dei segni, degli atteggiamenti; — tutte le leggi del periodo sono un’arte degli atteggiamenti. Qui, il mio istinto è infallibile.
Il bello stile per sè stesso è una pura sciocchezza, semplice «idealismo», qualche cosa come «il bello in sè» o «il buono in sè» o «la cosa in sè»... Premesso sempre che ci sieno orecchie; che ci siano dei capaci e degni d’una identica emozione, che non manchino quelli con cui si possa comunicare. — Il mio Zarathustra, per esempio, sta ancora cercando questi tali.....; ah! avrà ancora molto da cercare! Bisogna essere degni di udirlo..... E, fino a quel momento, non ci sarà nessuno capace di comprendere l’arte che vi è stata sprecata: nessuno mai ha avuto da sprecare tanti procedimenti artistici così nuovi, inauditi, creati veramente per la circostanza. Restava da dimostrare che una cosa simile era possibile soltanto in tedesco: prima, io stesso mi sarei energicamente rifiutato di crederci. Prima di me non si sapeva ciò che si può fare con la lingua tedesca — con una lingua, in generale. L’arte del grande ritmo, il grande stile nel periodare, per esprimere un enorme «crescendo» e «diminuendo» di passione sublime, sovrumana, è stata scoperta appena da me; con un ditirambo com’è l’ultimo del terzo libro del Zarathustra, quello che ha il titolo «I sette suggelli», io volai mille miglia al di sopra di ciò che fino allora si chiamava poesia.