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perchè scrivo così buoni libri 99

per un filosofo. So di una loggia alta sulla piazza suddetta, da cui si domina Roma e, sotto, si sente il mormorìo della fontana fu composto quel canto solitario fra quanti mai furono composti, il Canto notturno, in quest’epoca aleggiava sempre intorno a me una melodia d’una melanconia indicibile, di cui ritrovai il ritornello nelle parole: «morto d’immortalità....».

L’estate, tornato nel luogo sacro in cui m’era balenato il primo pensiero di Zarathustra, trovai il secondo Zarathustra. Dieci giorni bastarono; per nessuno degli altri, nè per il primo nè per il terzo ed ultimo, me ne occorsero di più. L’inverno seguente, sotto l’alcionico cielo di Nizza, che allora per la prima volta splendeva sulla mia vita, trovai il terzo Zarathustra; e avevo finito. Un anno appena, tutto compreso. Molti recessi nascosti, molte alture dei dintorni di Nizza mi sono sacri per istanti indimenticabili ch’io vi passai; quella parte decisiva che s’intitola: «Vecchie e nuove tabelle» fu composta nella faticosissima salita dalla stazione al meraviglioso maurico nido di rocce: a Eza; l’agilità muscolare fu sempre in me maggiore quando la forza creatrice fluiva più abbondante. Il corpo è entusiasmo: non ci occupiamo dell’«anima».... Spesso, mi s’è potuto veder danzare; allora potevo benissimo, senz’ombra di stanchezza, camminare sui monti per sette o otto ore. Dormivo bene, ridevo molto; ero d’un vigore e d’una pazienza perfetti.


5.


Astrazion fatta da questi lavori di dieci giorni, gli anni della composizione del «Zarathustra», e specialmente quelli che seguirono, furono una miseria senza pari. Si paga cara l’immortalità: si muore parecchie volte mentre si è in vita. C’è qualche cosa ch’io chiamo «la rancune» della Grandezza: tutto ciò ch’è grande, un’opera o un fatto, dopo compiuto si rivolge immediatamente contro chi l’ha fatto. Appunto perchè l’ha fatta, ora egli è debole,