Pagina:Economisti del Cinque e Seicento, Laterza, 1913.djvu/107

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CAPITOLO XLVI

Conclusione del Discorso, nella quale si mostra l’ordine che in tutte le zeche tener si dovrebbe per coniare l’argento e l’oro.

Ora, per concludere qualunque mio ragionamento, dico che, volendosi effettuare quanto vien proposto per far la zeca universale, vi hanno da concorrere ed intervenire quattro capi principali necessari, de’ quali ciascuno contiene tre parti, da osservarsi unite e cosi tutte insieme, e non altrimenti.

Primo capo, delli prencipi e signori.

La prima parte, ch’appartiene alli prencipi, è che essi in modo alcuno non concedano che siano cavate le fatture dal corpo o dosso delle monete.

La seconda, che facciano imprimere sopra tutte le monete, che per l’avenire si faranno, le note del loro valore, della lega o finezza e del numero di quante ne vadino alla libra, e con l’ordine nel capitolo xxii dimostrato; e che le note del valore abbiano sempre a significare le lire, i soldi e i denari sotto titolo d’«imperiale».

La terza, che facciano provigioni di tempo in tempo, e particolarmente quando si dará principio all’osservazione delli presenti ordini, che tutti quelli, che porranno argenti nelle zeche per farli coniare, debbano ridurre la quinta parte di essi in monete minute, over altra porzione, come a’ detti prencipi parerá, e di quelle leghe ch’essi conosceranno esser piti necessarie.

Capo secondo, delli zechieri.

La prima parte, ch’appartiene alli zechieri, è ch’essi avvertiscano di fare che i saggi dell’oro e dell’argento da doversi coniare siano giusti e non scarsi alla lega o finezza che segneranno sopra le monete; il che sará di loro grande onore.

Economisti del Cinque e Seicento. 7