Pagina:Economisti del Cinque e Seicento, Laterza, 1913.djvu/290

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anzi la canna stessa romana, a poco a poco alterandosi la sua misura, col tempo altererá insensibilmente la relazione che prima correva tra essa e le cose misurate; e però il pie romano moderno non corrisponde piú all’antico stabilito da Vespasiano o a quello de’ secoli antecedenti. Cosi il valore delle monete, particolarmente dell’oro e dell’argento, è una relazione, che hanno insieme questi due metalli in ordine alla quantitá che di loro si trova in mano agli uomini, destinata al commercio ed alla stima che essi ne fanno nel farne baratto da uno con l’altro o d’ambiloro colle cose disiderate da loro.

Or, come questi due metalli ormai da quasi tutte le nazioni del mondo sono destinati a quest’uffizio, il valore, che chiamiamo delle monete, non è altro che quella relazione che ha uno d’essi all’altro in ordine alla stima che ne fanno gli uomini: e quando vogliamo dire il valore d’una libbra d’oro, non abbiamo piú certa misura, per ispiegarlo, quanto riferendolo all’argento; ma, se ci accade avere a dinotare il valore dell’argento, subito con l’altro suo piú comune relato lo significhiamo, dicendo che una libbra d’argento vale 4/^^ d’una libbra d’oro, o vogliamo grani 468 3/^ d’oro. Vero è che, potendo il valore dell’uno e l’altro metallo equipararsi anche ad altre cose, del valore delle quali egli è misura; come Diomede e Glauco, i quali, come dicemmo, barattarono l’armature, valutando quella d’uno, ch’era piú ordinaria, 9 buoi, e l’altra, ch’era d’oro, dice Omero che valeva 100 buoi: in questo caso il numero de’ buoi ebbe luogo di moneta in quel contratto, come quello che fu misura del comune valor delle cose contrattate. E nello stesso modo si potrebbe d’ogn’altra cosa il valore esprimere con ogn’ altra cosa.

Ma, per meglio ancora intendere ciò che vuol dire questa parola «valore», «prezzo», «valuta», ecc. , figuriamoci non trovarsi al mondo altro metallo o materia a proposito per questo uffizio, fuorché l’argento. Come mai diremo esser caro o a buon prezzo l’argento, se non in paragone delle cose in cui si baratta? Per modo che, quando sai’á abbondanza di cose contrattabili e scarsezza d’argento, ognuno, che averá merci, proccurerá venderle,