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Pagina:Economisti del Cinque e Seicento, Laterza, 1913.djvu/289

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e non so come non possano durar le cose, quando anche non si movessero i cieli, mentre io trovo che, per allungare il giorno piú del solito. Iddio fermò i cieli a’ prieghi di Giosuè. Sia pure per ora come vogliono: io dimando ancora se questo moto de’ cieli è uguale o ineguale. Mi risponde l’astronomia che i giorni sono fra loro disuguali, eziamdio i naturali, sicché le 24 ore d’oggi, che siamo a 14 luglio, sono piú brevi delle 24 ore di qualsivoglia giorno di dicembre, eziamdio che si contino di mezzo in mezzo di, perché il moto diurno del sole non è uguale da un giorno all’altro, né da una stagione all’altra. Altri mi suggeriscono che il moto del primo mobile è in tutto e per tutto eguale, ed io farò loro servizio se l’ammetto: perché, se lo negassi, non averebbono altra prova per chiarirmene che l’aver fin qua tutti cosi supposto; poiché per altro non abbiamo al mondo misura cosi certa, che basti per verificare le misure del moto e del tempo.

Dunque tutto sta nell’incertezza? E non possiamo noi sapere accertata misura di queste cose cosi importanti? Io rispondo di no; e se cercheremo le misure d’altre cose, come sono le lunghezze de’ piedi, braccia, passi, miglia ed altri, troveremo le stesse difficoltá: se ne’ pesi, pure lo stesso incontreremo. Ma dunque che si ha da stabilire? I filosofi c’insegneranno che le relazioni richiedono per necessitá due termini, uno de’ quali mancando, manca la stessa relazione; come in quella di padre e figlio, morendo il figlio, l’uomo non si dice piú «padre», perché è mancato quel termine a cui riferivasi la paternitá. Cosi ogni quantitá, in quanto è misurata, si dice maggiore o minore, tanta o tanta, secondo il termine a cui si riferisce, che è quello con cui vien misurata; e se quella affatto manca, anche la quantitá cessa d’aver quella relazione di maggiore o minore, o di tale o tanta quantitá. E se quella tal misura, invece di mancare, riceve alterazione, s’altera istessamente la relazione di quel primo termine. Onde quel panno, che misurato in Roma fu cento canne, in Venezia diventa 200 braccia, perché s’ha alterato o mutato il termine a cui la prima volta si riferiva, ch’era la canna romana, succedendo in sua vece il braccio veneziano: