Pagina:Economisti del Cinque e Seicento, Laterza, 1913.djvu/337

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chiamano, adesso non è tanto pelo di Castore vero quanto n’era in quelli che «mezzo-castore» si dimandavano.

Ma non finirei mai, se volessi ad una ad una numerare le cose nelle quali questo accrescimento delle monete influisce disordini e danni, perché gí’ influisce in tutte; benché io non nieghi ancora che altre cagioni, e per avventura talvolta piú gravi, concorrano alla rovina delle arti: di che non è qui luogo di favellare. Anzi, se dritto guardiamo, anco l’entrate de’ terreni stessi e delle possessioni, all’alzarsi delle monete, scemano non meno a danno del patrone che del colono; imperciocché quell’uva, que’ frutti, que’ polli ed altri comestibili, che vengono alla piazza, non restano di valere il medesimo numero di soldi che prima valevano, con tutto che tanti soldi vadano di piú a fare uno scudo d’oro od uno scudo d’argento. La plebe ed i contadini non sanno distinguere cosi al sottile il loro conto, come i mercanti, per valutare le sue cose e sue fatiche proporzionatamente all’oro e non alla moneta bassa ed immaginaria, contano alle solite sue lire immaginarie; e, ridotte poi quell’entrate dall’immaginario valore a quello dell’oro e dell’argento, ch’è il vero e piú essenziale valore delle cose, vagliono meno di prima. E lo .stesso deve dirsi de’ pagamenti d’opere a giornata de’ poveretti.

Ma qui alcuno mi dirá che il grosso dell’entrate e de’ campi consiste principalmente ne’ grani, e che questi non soggiaciono a questa mutazione di prezzo, perché la mercanzia del formento ha sempre comunicazione coi paesi confinanti ; sicché, quando negli Stati esteri vicini il formento vai piú oro che non vale nel nostro paese, subito ne concorre parte del nostro in quella parte; il che fa che ancor nel nostro paese cresca il prezzo: onde, siccome l’altre mercanzie forestiere crescono di prezzo al crescere delle monete, cosi crescerá anco il valor de’ grani; e però né il patrone, né il contadino averá in questa parte danno dalle monete. Io rispondo che concedo per vero che il prezzo del formento non resta piú vile sensibilmente per crescere le monete; ma, se il contadino dovrá, come pur di spesso deve, con li danari che cava