Pagina:Economisti del Cinque e Seicento, Laterza, 1913.djvu/361

Da Wikisource.

appunto cento anni avanti, clie l’aveva valutata lire 118, fino al tempo d’Enrico terzo suddetto, che valsero lire 222, sono 88 per cento d’alzamento delle monete o sia abbassamento delle lire immaginarie. Ed al presente, che sono altri cento e piú anni, ha di giá passato 200 per 100 d’augumento, eh’ è il triplo della prima valuta e piú.

E finalmente la peste, la fame ed ogni altra disgrazia universale d’uno Stato, per cui restano sconvolte le altre cose, sconvolge ancora le monete, perché in quelle confusioni gl’incettatori, i falsari, i tosatori ed altri, che fanno professione di pescar nel torbido, non perdono l’occasione, ma si prevalgono delle comuni calamitá a proprio profitto, tanto piú impunemente, quanto che chi dovrebbe castigarli non può, fra quelle miserie, se non debolmente, e talora nulla del tutto, applicarsi per le distrazioni de’ mali comuni.

Oltre di ciò, ne’ tempi cosi calamitosi chiunque ha crediti proccura riscuoterli in ogni miglior modo, per valersene; ed all’ incontro il debitore proccura di mercantare il bisogno del suo creditore, ed offerisce o monete scarse o cattive od a prezzo troppo alto: onde il creditore, astretto dal bisogno, riceve quello che può avere; s’ingegna esitarlo al prezzo che lo ha ricevuto; e cosi, perché nel vendere e comprare suol essere sempre che il venditore è piú bisognoso del compratore, perciò riceve nel prezzo le monete che può avere, e proccura spenderle alia stessa valuta. Molto piú que’ bisognosi, che pigliano danaro a cambio, censo, livello e simili contratti per sovvenire a’ suoi bisogni in que’ tempi penuriosi, ricevono ciò che vuol dare chi loro dá a cambio. E volesse Iddio che, oltre il pagare con monete scarse ed a prezzi maggiori del giusto, non vi fossero certe coscienze sorde, che danno in luogo di contante fino gli abiti vecchi de’ loro bisavoli, valutandoli come se fossero spiccati allora dal fondaco del mercatante e fossero sulla gran moda corrente! Le quali cose tutte fanno alzar di valuta le monete; con che diminuiscono le pubbliche e le private rendite, si deteriorano le arti e ne succedono gli altri mali tante volte accennati.