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elementi di economia pubblica. 325

già eliminato un tal pregiudizio; resta solo a noi il secondare la forza legislativa che al nostro bene ci guida, e di non opporre quella querula ostinazione che ci deprime negli antichi errori: errori che di padroni che eravamo di popolazioni forastiere colle nostre lane, schiavi ci rese e dipendenti delle medesime. Egli è vero che forse è cresciuto il lavoro de’ campi dopo quell’epoca in un paese che più d’ogni altro dai colpi i più funesti ha potuto risorgere e ristabilirsi; ma trattasi solamente di promuovere, ove sia opportuno, un ramo ubertoso di commercio e di risparmio, e di elevare una folla d’arti che fuori del breve giro della nostra provincia, quasi per nostra derisione, prosperano floride ed attive a nostro danno, sicuri che il troppo accrescimento sarà naturalmente trattenuto dall’utile maggiore di altre colture, e che le manifatture eccitate dall’impiego delle nostre lane saranno la base ed il principio delle manifatture che sapranno impiegare le forastiere.

81. Le contraddizioni sono sempre il risultato dei discorsi di tutti coloro che rispingono le cose nuove ed insolite con ostinata avversione; declamano da una parte che il paese è spopolato, che mancano le braccia all’agricoltura, che questa va ogni giorno decadendo, che vi sono terre incolte da ogni parte; per il contrario quando si tratta d’insinuare l’introduzione delle pecore, si oppongono tosto col rappresentare che ciò sarebbe dannoso all’agricoltura, base e sostegno di questo Stato, tutto essere occupato da vigne, da frumenti, da gelsi o da praterie a migliore oggetto destinate. Ciò che in realtà si può dire si è, che tratti assai grandi di paese nella nostra provincia sembrano non solo potere ammettere, ma richiedere ed esigere gregge e pastori nazionali. Vaste colline e magre montagne abbiamo, ove lussureggiano soltanto selvatici castagneti, sterile alimento d’una vedova popolazione; abbiamo molti villaggi, che sono il ritiro solingo ed infecondo di mogli abbandonate e di pochi bambini, mentre i mariti corrono con ammirabile e quasi unica industria ad esercitare l’attività del loro ingegno e del loro commercio nel restante dell’Europa. Ritornano, egli è vero, con somme considerabili a ridare la vita ed il moto a quella lan-