Pagina:Elementi di economia pubblica.djvu/50

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268 elementi di economia pubblica.

rie, se esse sono non una conseguenza necessaria dello stato di coltivatore, ma bensì un effetto della maniera con cui l’agricoltura viene esercitata ne’ luoghi dove se ne avvilisce per ogni verso il prodotto, dove per moltiplicar le ricchezze di segno e di convenzione s’innaridiscono le sorgenti, e si esauriscono le fonti di tutti i beni e comodi della vita?

Io non pretendo di approvare il chimerico progetto di render gli uomini comodi e agiati: questa idea distrugge sè medesima. La fatica di nessuno produrrebbe il disagio di tutti. Ma solamente io pretendo di mostrare come dalla sola sopra indicata sorgente diramino tutte le cagioni che impediscono la perfezione di quest’arte primitiva. L’avvilimento del prezzo de’ prodotti diminuisce il prodotto netto nelle mani de’ proprietarj; questi, avidi delle ricchezze, ed accostumati allo splendore ed alle pretensioni del loro rango, strappano di mano al coltivatore il pane della necessità; rade volte i contadini sono in istato di procacciarsi un avanzo da un debole raccolto, per il quale avanzo non solamente potrebbero soddisfare al bisogno della vita, ma anche rifonderne sulla terra una porzione per ottenere da quella in seguito una più abbondante ricompensa. Le idee sono cangiate su questo punto ad un segno, che è invalso ne’ politici il barbaro assioma, che il contadino quanto più è miserabile ed oppresso, tanto più industriosamente ed indefessamente lavora: tanto è vero che gli uomini confondono le idee più chiare e luminose, solo che l’interesse lo consigli. Altre sono le risorse della necessità, ed altri gli effetti della proprietà. Gli uomini vogliono vivere in qualunque modo; egli è chiaro adunque che dal mezzo dell’oppressione l’industria eserciterà i maggiori suoi sforzi; ma egli è chiaro ancora che gli effetti saranno lenti e stentati, e non paragonabili con quelli che sono prodotti dal coraggio e della speranza d’una prosperità che va sempre crescendo.

Questa parte sostenitrice delle nazioni è abbandonata spesse volte alla miseria, al languore delle malattie ed all’incomodo trasporto negli spedali, lungi dalla minuta e tenera assistenza delle care famiglie, sotto la dura e negligente tutela d’uomini indifferenti ed incalliti fra le sofferenze de’ mi-