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della pazzia 177

alcuno tanto pazzo, che a bello studio volesse abbandonare sulla pubblica strada il suo danaro e le sue gioie? Noi credo per certo. Anzi, se non m’inganno, tutti mi sembrate di quegli uomini, che sogliono nascondere ben bene tutto, ciò che posseggono di prezioso, e che non trascurano se non quelle cose che poco o nulla importa il perdere. Se dunque la prudenza vuole che si nascondano le cose di valore, e si lascino esposte solo le cose di poca entità, la mia causa è vinta, ho trionfato! L’Ecclesiaste ordina di manifestare la sapienza e di nascondere la pazzia; ed eccovi il testo: L’uomo che nasconde la sua pazzia è migliore di quello che nasconde la sua sapienza. Ma ciò non basta; la Sacra Scrittura attribuisce al pazzo ancora il candor dell’animo, di cui non è capace il savio, quantunque si creda sempre migliore degli altri; tale è il senso che io attribuisco al seguente passo dell’Ecclesiaste, cap. X. Quando il pazzo passeggia, tutti quelli che incontra crede pazzi come lui. Chi può abbastanza ammirare questo candore e questa sincerità? Naturalmente tutti gli uomini hanno una grande opinione di sè medesimi, ma la pazzia rende l’uomo così umile, che cerca di dividere la sua virtù con tutti gli altri uomini, e di comunicare ad essi la gloria del proprio merito. Salomone credea d’essere arrivato a tanta perfezione, dicendo al cap. XXX: Io sono il più pazzo di tutti gli uomini. San Paolo, questo Evangelista, quest’ Apostolo delle genti, non ha sdegnato di portar il mio nome, imperocchè disse ai Corintj: Come pazzo, io dico, lo sono più di esso; tanto giudicava vergognoso l’esser sorpassato in pazzia. Ma intanto alzano contro di me le grida certi teologi grecisti, che spacciano per novità cose rancide ed antiche, e si studiano di ac-

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