Pagina:Elogio funebre del colonnello Francesco Nullo.djvu/3

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Perchè convenite oggi nel tempio di Dio, o Avellinesi, raccolti nel silenzio e addolorati? Perchè le funebri armonie risuonano in queste volte? Perchè un feretro sorge nel mezzo di questo sacro edifizio? Ahi! non pure la carità per gli estinti quì vi trae, ma l’amor della patria nostra amareggiata, che mesta lo sguardo, china la fronte, riversa le mani, scarmigliata le chiome presso quell’urna di recente aperta si asside lacrimando. O patria mia! o famosa infelice! e fino a quando sarai costretta ad angosciarti! Le tue membra sono ancora intrise di sangue; i tuoi figliuoli incerti dell’avvenire; le corti licenziose ti seducono ed oltraggiano; l’impero ti infiora di promesse e ti cinge il collo della gogna de’ schiavi; il sommo prete ti maledice nell’ira sua sacerdotale; le armi cosmopolite ti si appuntano al petto; i tuoi nati istessi contro le viscere tue rivolgono le unghie ferine. O patria mia! i tuoi ricchi siedono al banchetto ed ebbri non mirano alle tue ferite; inghirlandati di papavero riposano all’ombra. O patria mia! tu fai sforzi per sollevare il capo, ma una mano di ferro ti costringe a ripiegarlo. La tua voce par che volesse uscire imperiosa e solenne, come quella di una regina, e poi come quella di una schiava vien fuori piagnolosa. A somiglianza di aquila spieghi i tuoi vanni per posare sulla vetta del Campidoglio e le ali ti son tarpate dalla cesoia straniera; fin dalle tue lacune sei respinta barbaramente, o patria mia!

Ma che! tu piangi di nuovo o misera?! — e n’hai ben onde: