Pagina:Elogio funebre del colonnello Francesco Nullo.djvu/6

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Polacchi pigliano le armi. Essi non combattono la guerra della indipendenza italiana, essi combattono la guerra della indipendenza delle nazioni, essi non pugnano per questo o per quell’altro popolo, essi pugnano per la solidarietà dei popoli. La Grecia si agita e si riscuote, a migliaia convengono nel Pireo i combattenti. La Polonia innalza la sua voce contro l’autocrata Moscovita, le nazioni corrono a propugnare la loro causa nei campi della insurrezione.

Quale vergogna non sarebbe stata per l’Italia, se nessuno de’ suoi figliuoli non fosse accorso a vendicare quel sangue versato?

Uomini di tempera antica non mancano alla patria nostra. Sorge tra i primi il colonnello Francesco Nullo, che nella sua non lunga esistenza, essendo egli morto in sugli anni trentotto, mai non ismentì la lode di coraggioso che noi gli tributiamo in questo pubblico elogio. Nè a lui solamente il coraggio militare, ma sì ancora il civile vuol essere consentito, perchè nell’esilio espiando la colpa di patriottismo incontrata per la difesa di Roma nell’anno quarantanove, mai non venne meno nella sua fede politica in qualunque occorrenza.

Nativo di Bergamo nella generosa Lombardia fino dai primi anni all’amor della patria intese il fortissimo animo e quando le battaglie italiane si cominciò a combattere, fu sempre tra i primi.

Allorchè la repubblica romana, surta così improvvisamente e sì tostamente caduta, resiste all’esercito di Francia repubblicana, Francesco Nullo combatte tra le file degl’Italiani. Giovine di anni, vigoroso e leggiadro della persona non è secondo a nessuno per nobiltà di animo, per ispontaneità di azione; inteso alla indipendenza del patrio suolo, non discutendo del modo mira dritto allo scopo. Simile a focoso destriero con l’empito gagliardo di giovanezza dove la mischia ferve più ardente accorre, nulla curando i perigli e la morte. Che cosa è la morte in battaglia per la difesa del giusto, se non il trionfo dello spi-