Pagina:Elogio funebre del colonnello Francesco Nullo.djvu/9

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I napoletani prendono l’offensiva, cinquanta uomini resistono al loro empito crescente. L’artiglieria garibaldina fulmina la borboniana che si sforza d’intervenire. Sono tre ore di combattimento; è mestieri finirla. Tutti si dispongono ad un’ultimo sforzo e decisivo. Palle e mitraglie piovono da per ogni dove: il generale e quanti generosi lo circondano si fanno innanzi per aprirsi la via che sola conduce a Palermo. I montagnardi spianano i fucili ed i nemici del proprio paese fiedono ed uccidono. Questa gente superba fugge alla dirotta, gitta armi e bagagli, la paura la insegue alle spalle. Di notte tempo esce frettolosa di Calatafimi per Palermo, dove corre a nascondere la sua ignominia.

Francesco Nullo in questo combattimanto, al pari de’ suoi compagni d’arme, prode si mostra e degno della causa che difende. Non si arresta innanzi a nessun pericolo, pugna come leone, indeffessamente, coraggiosamente. La sua voce animatrice risuona per i boschi e per le valli: il suo braccio è sempre pronto a ferire, il suo petto sempre esposto al nemico. E quando ferve la mischia, mentre altri cadono estinti, a lui tocca una ferita. Gloriosa ferita gli è questa e doppiamente gloriosa, da prima perchè guadagnata per difendere i diritti della patria sua e dipoi perchè è il primo sangue versato in quella impresa che da coloro che questo tempo chiameranno antico non sarà forse creduta.

Riavuto in breve corso di giorni non manca a Palermo in quelle giornate, in cui la ferocia più vandalica fu mostra ed il coraggio più antico. Avreste veduto quella città patriottica in preda alle fiamme, le vie barricate e rotte, gli edifizi crollanti, le chiese saccheggiate ed arse, le sacre suppellettili disperse, la santa ostia calpestata, i monasteri di vergini consecrate al signore profanati, ogni ordine di cittadini manomessi, insultati, uccisi, mutilati dalle orde sostenitrici del diritto divino, che in fatto è la più flagrante ingiustizia contro il diritto de’ popoli.

Francesco Nullo combatte a Cajazzo, in cui le armi liber-