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94 Eminescu

           perchè anch’io manderò
           ciò ch’è più bello da noi:
           l’esercito colle bandiere,
           il bosco coi rami,
           190il grande elmo colle penne,
           gli occhi colle sopracciglia.
           E sappi che son sano
           e che, grazie a Gesù Cristo,
           ti bacio, Signora, dolcemente.

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195Di tali epoche andaron fieri e cronisti e rapsòdi,
ma la nostra è piena solo di buffoni e saltimbanchi.

Nelle antiche pergamene trovar posso ancor gli eroi,
ma; con cetra sognatrice e dolci note di flauto

dovrò io uscire incontro ai «patrioti» che venner poi?
200Oh, davanti a costoro, il volto copriti, Apollo!

O eroi che nel passato di grandezza v’ammantaste,
evocarvi ora è di moda dalle vecchie pergamene,

perchè del vostro nome ogni fedel minchione
un mantello possa farsi per coprir sua nullità,

205o, citando i vostri nomi, scroccar fama di dottrina,
ruminando un secol d’oro nel brago degli affari.

Oh restate nell’ombra santa, Basarabi e Musciatini
conquistator di popoli, promulgatori di leggi e d’usanze

che coll’aratro e la spada de’vostri regni i confini estendeste
210dalle montagne al mare e al cerulo Danubio!


O che il presente non è grande? Non mi dà quel che gli chiedo?
Fra i miei contemporanei nessun gioiello troverò?

O non viviamo a Sibari nel tempio della Superficialità,
e non nascono ogni giorno nuove glorie al Caffè?