Pagina:Eminescu - Poesie, 1927.djvu/237

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Note 159


Davanti a questi spettacoli che inducono nel suo animo tanta felicità e malinconia, le idee e i sentimenti sorgono, s’innalzano, si abbassano e di nuovo si slanciano nelle regioni ideali, proprio come il velo di vapori che si sprigiona dalla superficie delle sorgenti, che egli ha cantato con un sentimento così sincero, e che ora si dondola, ora si piega e si avvolge in spirali diafane, e finalmente spiega sempre più varie le sue forme capricciose, quanto più si eleva in una regione più alta ed eterea.


LXXVII. - Colinde.


Si tratta di canzoncine augurali che si cantan dai bambini la sera anteriore al Capodanno, dietro una stella di carta colorata con icone di santi a trasparente, dentro la quale arde un lumicino. Eccone un esempio: «Accogliete la stellabella e lucente — con «motti ornamentie ciondoli luccicanti! Possiate viverefelice «come un melocome un perocome un cespo di rose. — Ci date «qualcosa, — o non ci date nulla?» A queste parole la padrona di casa esce recando in grembo mele, pere, noci, nocciuole e fichi secchi (cfr. le sciósciole napoletane) e ne fa regalo ai bambini della stella tutti bianchi di neve.


LXXVIII. - Doina.


È la canzone popolare, triste ma dolce, del pastore rumeno e canta i dolori dell’esilio e dell’amore. Si accompagna con un flauto agreste lunghissimo (cavalu), da cui si traggono note delicate e tristi di una musica differentissima dalla nostra.