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Pagina:Eminescu - Poesie, 1927.djvu/26

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xxii Introduzione


sorrideva di continuo a tutti, con tanta serenità e soddisfazione da sembrar che tutto il mondo fosse suo.

Non diversa impressione fece a Blaj:

Il giorno dopo il suo arrivo, la notizia correva sulla bocca di tutti gli studenti e da per tutto si sentiva ripetere: — È arrivato Eminescu! È arrivato Eminescu! — S’era nel 1866, verso la fine di maggio.

Eminescu era allora un giovinetto fra i 16 e i 17 anni, di media statura, d’aspetto bello e florido.

Aveva una giacca di lustrino nero consumata e lacera, corta di maniche e rotta ai gomiti, e dei pantaloni d’altro colore (gialli, mi pare) così corti che si vedevano benissimo i gambali degli stivaletti scalcagnati e polverosi. In capo portava, malgrado facesse già caldo, un berretto nero di pelle d’agnello, unto e bisunto.

Eminescu era allora sano come un pesce, di ottimo appetito, pronto sempre a mangiar di ogni cosa senza perder tempo a scegliere; dormiva a lungo e senza pensieri; la mattina si levava per tempo, si lavava, si passava più volte le dita attraverso la chioma ricca e lunga che portava rigettata all’indietro ed era bell’e pettinato. Avendogli io offerto un pettine, mi disse: — Bravo, amico! ecco che hai avuto una bella idea, chè io sembro, in fede mia, fuggito dall’assedio di Troja, e non posseggo un simile arnese! — Dopo esserci vestiti, mangiavamo insieme quello che c’era in casa da mangiare, dopo di che Eminescu andava a fare un bagno nella Târnava, nei pressi del mulino, un po’ più giù della gora, e, fino a mezzogiorno, non la finiva più di bagnarsi e ribagnarsi. A mezzogiorno tornava dal bagno, dove faceva meravigliar tutti per l’abilità che aveva nel nuoto. Malgrado però questa turba di ammiratori, gli piaceva di bagnarsi solo, in disparte da tutti gli altri e senz’attaccar discorso coi vicini. Gli piaceva ancora di frequentar la piazza del mercato, ricca di ogni specie di frutta. S’empiva di