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xxxii Introduzione


legale del dr. Gatscher che faceva le sue lezioni sul cadavere, spiegando minutamente le funzioni di ciascun organo, e quello di filologia romanza del nostro grande Mussafia.

Ma, più ancora di questi corsi, contribuirono ad aumentar la sua cultura e a svolgere in lui quel senso del bello che fin da fanciullo gli faceva guardare il mondo con occhi nuovi; le sue visite frequenti ai musei e alle gallerie ricche di tanti capolavori della capitale dell’Austria, e il frequentar ch’egli fece quasi ininterrottamente il Teatro di Corte, sulle cui scene recitavano allora i più grandi artisti dell’epoca. Si contentava di un buon posticino al loggione, che era capace di conquistarsi aspettando ore ed ore davanti alla porta del teatro, incurante del freddo che lo faceva tremare a verga a verga. Una volta, per assistere a una rappresentazione del Re Lear fu capace di aspettare alle porte del Burgtheater sei ore di continuo con un freddo del diavolo, ridendosi dei colleghi, che, intirizziti e battendo i denti, finirono col rinunziare allo spettacolo e tornarsene a casa al calduccio. «Eminescu invece rimase fino all’ultimo, assistè alla rappresentazione e il giorno dopo ci rimproverò della nostra vigliaccheria di esserci lasciati vincere dal freddo e di aver rinunziato a un posto così buono»1.

Grazie al bel volumetto dello Stefanelli, preciso e colorato, siamo in grado di conoscer nei più minuti particolari la vita che Eminescu menò a Vienna. Simpatica vita di goliardo fra altri goliardi non meno scapati di lui, ma che, forniti di un più pratico senso della realtà, finivano col rappresentare verso Eminescu la parte di protettori paternamente indulgenti, coll’obbligarlo p. es., appena riceveva da casa i quattrini, ad assicurarsi l’alloggio e il vitto, pagando il mese antecipato. Peccato che non sempre riuscissero a saper la data in cui Emi-



  1. Stefanelli, op. cit., p. 56.