Pagina:Eminescu - Poesie, 1927.djvu/53

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Introduzione xlix


Ma Creanga, da quell’uomo sano e pieno di buon senso che era, non si limitava a tener compagnia all’amico davanti a un bicchiere di vino: gli dava anche degli ottimi consigli, che Eminescu seguiva scrupolosamente.

Ci fu un momento a Iassy che tutte le signore più o meno aristocratiche e intellettuali erano innamorate del poeta alla moda e lo assediavano di lettere e di bigliettini profumati.

Eminescu leggeva quelle lettere e Creanga, poi, le buttava nel fuoco e tutti e due ridevano delle frasi esagerate che contenevano e del rumeno infranciosato in cui erano scritte. A un tratto s’udiva Creanga gridare:

— Moglie, apri le finestre, chè esca il fumo del profumo, poi che credo d’essere in paradiso senza riso, all’inferno senza Derno1, a letto senza tetto! Vorrei che ardessero tutti i vizii dei boieri come ardono queste lettere! Bravo Michele! Dammene delle altre se ne hai, chè faranno la stessa fine! —

E, con allegria quasi fanciullesca, guardavano insieme arder nel camino le lettere delle eleganti ammiratrici.

Fra queste ce n’era però una che non era dell’ultima ora e che l’amava e l’ammirava senza ch’egli lo sapesse, fin da quando, sedicenne, pubblicava le sue prime poesie nella Familia del buon Vulcan. Dolce anima femminile piena di devozione e d’abbandono, Veronica Micle scriveva nel miglior rumeno di questo mondo, e le sue lettere Eminescu nè le leggeva a Creanga nè le buttava sul fuoco.

Queste lettere le abbiamo e ci fan sapere tante cose interessanti, fra cui come i due amanti si conobbero personalmente la prima volta a Vienna.



  1. Un servitore che faceva disperare il povero Creanga. Ho cercato di ridare alla meglio i bisticci.