Pagina:Emma Ivon - quattro milioni, Sommaruga, Roma, 1883.djvu/48

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che poco prima aveva ricusata - io la prego di credere che non ho riso di lei. È un’idea che mi passò pel capo. Io capisco di esserle simpatica, e sarei una grande scimunita se, per questa ragione, dovessi burlarmi di un signore, che fu tanto gentile con me e mi rese un servizio.

— La ringrazio - disse l’agente di cambio, dopo di aver baciata la mano di Ida, che cercava a stento di star seria.

Ella aveva veduto di rado un uomo più imbarazzato di lui.

Egli non voleva andarsene e non trovava modo di riappiccare il discorso galante. Nondimeno dimandò:

— Questa sera andrà al teatro?

— Ah no, caro signore; io non ci posso andare se non quando qualche mio buon amico che è nell’arte mi manda una chiave di palco.

— Ma io ne ho di chiavi di palco finchè ne voglio.

— In che modo?

— Comprandole al camerino del teatro.

— Ah grazie! Sono precisamente quelle che io non posso accettare.

— Perchè mai?

— Appunto perchè costano denari.

L’agente di cambio era sempre più scom-