Pagina:Emma Perodi - Roma italiana, 1870-1895.djvu/188

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vesse smembrarsi, che tutto dovesse crollare. Ma ben presto in mezzo a quella costernazione gli animi si aprirono alla speranza, volgendo il pensiero al figlio del Re Liberatore, dal quale il popolo aspettava una parola che lo rianimasse. E il proclama di Sua Maestà Umberto I comparve subito la mattina del 10. Quel proclama eccolo:


UMBERTO I

Per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d’Italia



Italiani!

La più grave delle sventure ci ha improvvisamente colpiti. Vittorio Emanuele II, il Fondatore del Regno d’Italia, l’Istauratore della Unità Nazionale, ci fu tolto.

Io raccolsi il Suo ultimo respiro che fu per la Nazione, e il Suo ultimo voto che fu per la felicità del Popolo, a cui ha dato la libertà e la gloria.

La sua voce paterna, che risuonerà sempre nel mio cuore, m’impone di vincere il dolore e mi addita il mio dovere.

In questo momento un solo conforto è possibile: mostrarci degni di Lui lo col seguirne le orme. — Voi col serbarvi sempre devoti a quelle cittadine virtù, per cui egli potè compiere l’ardua impresa di fare grande e Una l’Italia.

Io custodirò l’eredità dei grandi esempi che Egli mi lascia, di devozione alla patria, di amore operoso di ogni civile progresso e di fede inconcussa a quelle libere Istituzioni, che largite dall’Augusto mio Avo, Re Carlo Alberto, religiosamente difese e fecondate da mio Padre, sono orgoglio e forza della mia Casa.

Soldato, com’Essi, della Indipendenza Nazionale, ne sarò il più vigile difensore.

Meritarmi l’amore del mio Popolo, quale già l’ebbe il mio Augusto Genitore, sarà l’unica mia ambizione.

Italiani!

Il vostro primo Re è morto. Il suo Successore vi proverà che le istituzioni non muoioao.

Stringiamoci insieme, e in quest’ora di supremo dolore raffermiamo quella concordia di propositi e di affetti, che fu sempre presidio e salute d’Italia,

Dato dal palazzo del Quirinale, il 9 gennaio 1878.


UMBERTO

Depretis — Crispi — Mancini — Mezzacapo — Brin — Perez — Coppino — Magliani — Bargoni.


Il proclama agli italiani era stato redatto in consiglio dei ministri. Esso diceva nella seconda parte: «Il vostro primo Re è morto. Il suo successore vi deve provare ecc.» Il Re cancellò il «deve» e scrisse: «vi proverà». Quella correzione rivelava un fermo proposito, e conteneva una promessa sacrosanta.

Questo proclama fu affisso insieme con quello che stampo più sotto all’Esercito e all’Armata e col manifesto del Sindaco ai romani. Non si può dire quanta gente si affollasse a leggerli. Molte persone si vedevano piangere per modo che non potevano continuarne la lettura.


«Ufficiali Sott’Ufficiali e Soldati di terra e di mare,

«Vittorio Emanuele II, il primo soldato dell’Indipendenza Italiana, non è più. Irreparabile sven tura colpi Colui, che ci ha guidati alle battaglie, che ha ispirato, educato e mantenuto in voi le virtù del cittadino e del soldato.