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Gl’intransigenti ricorsero ad ogni mezzo per ricondurre il Pontefice sulla sola via che doveva, secondo essi, percorrere, compreso quello di farlo parlare spesso col cardinal Manning, che era venuto espressamente d’Inghilterra, e di fare, per mezzo di quell’intelligente porporato, capire al cardinale Segretario di Stato, Nina, quale errore sarebbe nato se il Papa avesse lasciato credere di esser favorevole al nuovo partito conservatore. Il Papa doveva parlare, e pronunziarsi apertamente contrario ad esso, e di nuovo affermare i suoi diritti sul potere temporale per distruggere tutte le possibili illusioni.

Erano venuti a Roma i rappresentanti di 1300 giornali cattolici per fare omaggio al Papa e offrirgli l’obolo da essi raccolto, e in presenza di essi Leone XIII dette il colpo mortale al nuovo partito, alzando la voce per ripetere le proteste di Pio IX.

Nonostante il violento discorso del Papa, il lavorio per la costituzione del partito conservatore continuò. Poco tempo dopo il barone d’Ondes Reggio riprese le trattative col Vaticano per il programma, che era davvero l’osso duro. Anche il d’Ondes voleva che il partito partecipasse alle elezioni politiche ed amministrative, pur attenendosi alle dottrine della Chiesa, ma non approdò a nulla. Peraltro la discussione si estese e del partito si occuparono quasi tutti gli scrittori politici, e molto il marchese Alfieri, che lo diceva sorto non vitale, perchè accoglieva nel suo programma rivendicazioni di fatti compiuti, mentre il vero partito conservatore avrebbe dovuto prendere per base la legge sulle guarentigie. Durante l’anno il partito si costituì, e parendogli forse insufficiente per la propaganda delle proprie idee l’aiuto del Fanfulla, mise assieme i capitali necessari per fondare un giornale intitolato appunto Il Conservatore, che fu diretto da Roberto Stuart.

Quella concilizione, che sgomentava tanto gl’intransigenti del Vaticano, si effettuava lentamente fra i liberali e i clericali nei rapporti di società. Le signore del partito nero, stanche del lutto portato per tanti anni, incominciarono a riunirsi sul campo delle Corse, nei balli e nei comitati di beneficenza.

Alla caccia alla volpe partecipano i Borghese, il duca e la duchessa di Ceri, la giovine e bella principessa Rospigliosi-Bandini e molte altre dame e cavalieri, che non si erano più mostrati. Anche all’Apollo ricompariscono le signore della società clericale; esse assistevano numerose alla rappresentazione del 20 gennaio quando dopo un anno vi tornò la Regina, e le fu fatta una calorosa ovazione. Tutte quelle dame si alzarono, meno una bella marchesa, d’origine americana, più clericale delle romane. Lo sgarbo di quella signora fu notato e biasimato; per un pezzo ella è stata segnata a dito a Roma, ove il rispetto per Margherita di Savoia è profondo fra la gente di ogni partito.

Al Quirinale vi fu un primo ballo sul finire di gennaio e due altri dopo. Erano stati diramati 2000 inviti, e i balli riuscirono bellissimi. Si ballava pure dal duca e dalla duchessa di Marino, dai Teano, dai Cesarini, dai Pallavicini, in casa Hüffer, in casa del Drago, dal barone di Haymerle, dal conte Coello ministro di Spagna, dal marchese di Noailles, alla ambasciata di Germania spessissimo, dalla marchesa Lavaggi, e nella villa della duchessa Massimo di Rignano, agli Orti Sallustiani. La Regina, quando aveva brevi tregue al suo male, non mancava d’intervenire, e ballava la quadriglia d’onore, i Lancieri e null’altro, perchè il ballo le nuoceva. In tutte le case ove andavano i Sovrani era preparata una cena per LL. MM. e per quelli ammessi a ballare nella quadriglia d’onore, che era composta allora di sedici coppie e vi partecipavano il principe di Svezia, il granduca e la granduchessa di Sassonia-Weimar, donna Laura Minghetti, donna Amalia Depretis, la signora Magliani, moglie del ministro delle Finanze, le ambasciatrici di Austria, di Germania, di Russia, di Francia e d’Inghilterra, e la contessa Coello. La corte si ritirava presto perchè il Re ha sempre voluto co-