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Bueno. Li recò a Parigi monsignor Cataldi: essi consistevano in due quadri di mosaico dell’officina vaticana, in due rosari di pietra dura, e in un finimento di brillanti. Il matrimonio fu celebrato con gran pompa alla nunziatura di Parigi ov’era allora monsignor Rende, arcivescovo di Benevento. Gli onori furono fatti dalla marchesa di Rende, madre del prelato, gran dama napoletana del vecchio stampo, dotata di uno spirito arguto e di una cortesia unica. Gli sposi vennero dopo le nozze a Roma, e il Papa li ospitò in un quartiere a Santa Marta.

Il nuovo e più grande disastro di Casamicciola commosse la città. A Ischia si trovavano per cura molti romani e molte persone che abitavano di consueto qui; Roma era ansiosa, agitata per aver notizia del disastro. Il Re corse subito in sollievo dei miseri abitanti, il Papa mandò al vescovo d’Ischia 20,000 lire, l’imperatore di Germania 50,000 marchi. Roma, che aveva saputo raccogliere nel resto d’Italia più di 3 milioni per gl’inondati del Veneto, raccolse anche per i poveretti d’Ischia somme ingenti. Furono fatte passeggiate di beneficenza, feste pubbliche, ogni società mando offerte, quasi ogni giornale apri sottoscrizioni, e il duca Torlonia, funzionante da Sindaco, che aveva un forte residuo sul fondo raccolto per gl’inondati del veneto, mandò subito a Casamicciola 50,000 lire e 500 del proprio. Fra i Consiglieri nacque una gara generosa di carità, ma appunto perchè i cuori erano angosciati, si accusavano con violenza le autorità militari e le politiche per i tardi e incompleti soccorsi ai disgraziati, colpiti nel volger di due anni da due immensi disastri.

La commemorazione del 20 settembre, diretta dal municipio, fu bella, semplice e dignitosa e un’altra cerimonia patriotica si preparava: il grande pellegrinaggio nazionale alla tomba di Vittorio Emanuele nel giorno commemorativo della morte di lui. Si era costituito qui un comitato promotore, di cui era presidente don Fabrizio Colonna. Il Re voleva che i pellegrini al loro giungere al Pantheon trovassero la tomba già sistemata in altro luogo, e più degnamente; egli mandò un telegramma al ministro dell’Istruzione pubblica, che rivelava tutta la sua sollecitudine di figlio e di custode della gloria paterna. L’on. Baccelli rispose che la tomba sarebbe stata eretta in mezzo al tempio e che aveva affidato la cura di preparare il monumento a Giulio Monteverde.

Se i parenti di Leone XIII facevano parlare di sè per le feste nuziali di Parigi, quelli di Pio IX stancavano i tribunali per le loro pretese.

La contessa Mastai-Ferretti, nata del Drago, nipote del Papa defunto, come tutrice della propria figlia Cristina, aveva ricorso contro il testamento di Pio IX; si era venuti a un accomodamento e i cardinali, esecutori testamentari del defunto, avevano sborsato a titolo di transazione una somma di 250,000 lire. La contessa, con grande scandalo aveva venduto all’asta molti oggetti appartenenti al Pontefice, e nel 1879 chiamava in giudizio dinanzi al tribunale di Roma il ministro delle finanze del regno d’Italia chiedendo a favore della minorenne la sesta parte delle rendite assegnate al Papa dalla legge delle guarentigie, e da lui non riscosse. Alla Contessa si unirono gli altri coeredi contessa Anna Arsilli, e i conti Gerolamo e Antonio Mastai-Ferretti. Il tribunale tre anni dopo rigettava le domande, ma gli eredi ricorrevano in appello e la corte rigettava pure il ricorso allegando che il Pontefice, col non aver riscosso la dotazione, niun diritto alla stessa aveva fatto valere e per conseguenza non poteva trasmetterlo ai suoi eredi.

Alla fine d’ottobre tutta la Roma ufficiale andò all’inaugurazione della linea ferroviaria Terni Rieti-Aquila-Sulmona. Banchetti sontuosi e ospitali accoglienze ebbero il ministro Genala, don Leopoldo Torlonia e tutti i numerosi invitati così dalla direzione delle Meridionali come dai paesi toccati dal treno inaugurale, e specialmente dall’Aquila. In questa città il conte Bastogi, presidente delle Meridionali, credè bene di fare la difesa propria e quella della società parlando in un ban-