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chetto che offriva alle autorità, ai deputati abruzzesi e ai numerosi giornalisti di Roma. La cosa non parve punto opportuna, tanto più che c’erano stati gravi dissensi fra le Meridionali e il Governo, e appunto accanto al conte Bastogi sedeva il ministro Genala. Il discorso del Bastogi fu spesso interrotto e commentato ad alta voce da alcuni giornalisti fra i più assuefatti a usare pochi riguardi e s’andò a un pelo che il banchetto non finisse in una scenata.
In quei giorni Roma aveva accolto nelle sue mura gli scienziati di ogni parte del mondo convenuti al Congresso Geodetico e in esso fu decretata una medaglia al generale Bayer iniziatore di quegli studi in Germania. Il venerando vecchio non assisteva alla festa, ma vi assisteva il figlio di lui, che recò a Berlino i saluti e gli augurii di tutti gli scienziati insieme con l’onorifico distintivo.
Arte e scienza sollevavano gli animi dalle meschine cure quotidiane e provocavano fruttuose discussioni, come quella che s’impegnò sul Locus Vestae scoperto al Foro Romano e alla quale prese vivissima parte il Bonghi. Molte se n’erano impegnate per le onorificenze accordate agli artisti, che avevano esposto alla mostra, e per gli acquisti fatti dal Governo. Oltre questi, diversi ne aveva ordinati il Re, non pochi i privati, cosicchè fu venduto per 1,068,763 lire, somma ragguardevole, che non si sperava potesse essere raggiunta.
In quell’autunno tornò dallo Scioa il conte Pietro Antonelli recando seco i due moretti dell’Antinori, che destarono a Roma tanta curiosità. Il giovane viaggiatore andò a Monza a recare i doni ai Sovrani, e tenne una conferenza al Collegio Romano.
A Camera chiusa i Pentarchi avevano fatto un gran lavorio per la ricostituzione del partito e lo Zanardelli in un banchetto a Napoli aveva accusato il presidente del Consiglio di esser passato a Destra, e di avere sciolto i comizii di Romagna. Il Depretis adunò la maggioranza e asserì che se avesse interrogato il paese, esso avrebbe risposto che voleva l’ordine e la calma. Gli attriti fra il partito del Governo e i dissidenti avevano acquistato un carattere acerbissimo. Il Nicotera offeso da un libello contro di lui e del quale riteneva ispiratore il Depretis, non volendo inveire contro un vecchio, schiaffeggiò a Montecitorio il segretario generale per l’interno, on. Lovito. I due deputati si batterono ed entrambi rimasero feriti, e feriti seguitarono a battersi. Il Lovito si dimise.
Dal gabinetto era pure uscito l’on. Acton e in sua vece era andato al ministero della marina il contrammiraglio del Santo, che aveva tenuto fino a poco prima il comando della squadra.
Il Principe Imperiale di Germania, il caro amico dell’Italia aveva fatto un viaggio in Ispagna. Al ritorno da Madrid s’imbarcò a Barcellona, prese terra a Genova, e il 18 dicembre era a Roma, ospite del Re al Quirinale. Il Principe andò anche al Vaticano ed ebbe un lungo colloquio col Papa. Vi si recò in carrozza di rimessa, partendo dal palazzo Caffarelli.
Dalla Corte fu ricevuto con onori sovrani e con grande effusione di amicizia. Il Re lo abbracciò ripetutamente al suo arrivo; la Regina gli mosse incontro dal Salone degli Svizzeri, ed il Principe dopo averle baciata la mano, la baciò in fronte.
Federico Guglielmo assistè insieme col Re alla più grandiosa rivista che fosse stata passata a Roma dopo quella dell’ottobre del 1870. Il Re, il Principe e il giovine Principe di Napoli salirono a cavallo a Ponte Molle e andarono alla Farnesina, ove già erano schierati i soldati. Essi erano seguiti da un numeroso e brillante corteo di ufficiali. Fra i soldati figuravano per la prima volta i bellissimi Alpini, che il principe ammiro molto. Appena tornato al Quirinale volle rivedere i reggimenti da spettatore, e andò in piazza di Spagna a piedi, vestito in borghese.
In quei giorni di feste il Principe Imperiale trovò tempo di occuparsi anche d’arte. Visitò i