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Sydney Sonnino il 5 febbraio diceva alla Camera:

«Seguiamo tutti con commozione le notizie che il telegrafo ci comunica da S. Remo, dove da più mesi lotta stoicamente contro gli assalti d’una penosa malattia un nostro ospite illustre, il Principe di Germania, figura gentile di principe colto, illuminato, liberale, guerriero ed artista, tipo perfetto di gentiluomo, amico sincero dell’Italia. A Lui, alla Consorte augusta, agli augusti e venerandi Genitori, alla Germania tutta, che trepida per la salute del suo nobile figlio prediletto, sono certo che questa Camera, a nome dell’intero popolo italiano, vorrà mandare ex imo corde un saluto di schietta e salda simpatia, e vorrei pregare il nostro presidente a dar forma voce ai nostri sentimenti di solidarietà nel dolore che affligge oggi un popolo amico ed alleato, e di comune ansietà per la salute dell’illustre infermo, e di esprimere insieme i nostri voti per il suo completo ristabilimento».

Il Sonnino sapeva di esprimere un voto di tutti gli italiani, e infatti la Camera approvò alla unanimità la proposta.

Il principe di Bismarck telegrafa il domani a Crispi:

«Les veux que la Chambre italienne à émis hier touchant le rétablissement de la santé de monseigneur le Prince impérial et les paroles éloquentes que Votre Excellence å prononcées en cette occasion, produiront partout en Allemagne une impression profonde et sympathique. Cette noble manifestation trouvant son écho dans nos cœeurs livrés à l’heure qu’il est à des douloureuses préoccupations, prouve en même temps que l’amitié qui unit nos deux pays, tout en résultant de l’identité des intérêts des Gouvernements, repose sur la base solide et durable de la sympathie des sentiments réciproques des deux nations unies dans la grande pensée du maintien de l’ordre et de la paix.

«C’est à vous, illustre représentant du Gouvernement ami, que j’adresse mes plus vifs remerciements en priant Dieu d’exaucer les vœux formulés par la Chambre des députés».

Nello stesso tempo l’ambasciatore tedesco, conte di Solms, rimetteva al Governo italiano, a nome del suo Governo, un telegramma di ringraziamento.

Gli augurii della Camera italiana per il ristabilimento del Principe imperiale erano appena giunti a San Remo, che Biancheri telegrafava al nuovo imperatore Federico III:

«Sire,

«La Camera dei deputati, la quale mandava ieri il suo voto per la conservazione della preziosa Vostra salute, oggi al crudele annunzio della morte del Vostro Gran Genitore, sospende, in atto di cordoglio, i suoi lavori.

«L’Italia, per mezzo mio, si unisce alla Germania in un comune dolore, e ripete al nuovo Imperatore quei voti che ieri mandava a S. A. il Principe imperiale.»

Guglielmo I era morto! Il vittorioso Guglielmo si era per sempre addormentato nel castello imperiale di Berlino alle 8.27 del 9 marzo, e il nostro ospite non era più il Principe imperiale di Prussia, ma S. M. l’Imperatore di Germania e Re di Prussia.

Roma, all’annunzio della morte di quel popolare sovrano, rimase costernata; le botteghe si chiusero, i teatri sospesero le rappresentazioni e le bandiere abbrunate sventolarono su tutti gli edifici; l’Italia sentiva d’aver perso un fedele amico. Il dolore della Corte fu grandissimo, e il Re, ubbidendo a un sentimento del suo generoso cuore, partiva la sera del giorno stesso per Genova a fine di abbracciare il suo migliore amico, il nuovo Imperatore, che abbandonava precipitosamente la calma di San Remo, per prendere le redini del governo.

I due Sovrani s’incontrarono a Sampierdarena, e il loro incontro fu quello di due amici che da molto tempo non si vedono e nella sventura trovano la loro fede immutata.