Pagina:Eneide (Caro).djvu/126

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[845-869] libro ii. 85

845Chiedendo, agli lor santi simulacri
Stavano con le braccia indarno appese.
Qui poichè la dolente apparir vide
Il vecchio re giovenilmente armato,
O, disse, infelicissimo consorte,
850Qual dira mente, o qual follia ti spinge
A vestir di quest’armi? Ove t’avventi
Misero? Tal soccorso a tal difesa
Non è d’uopo a tal tempo: non, s’appresso
Ti fosse anco Ettor mio. Con noi più tosto
855Rimanti qui; chè questo santo altare
Salverà tutti, o morrem tutti insieme.
     Ciò detto, a sè lo trasse: e nel suo seggio
In maestate il pose. Ecco d'avanti
A Pirro intanto il giovine Polite,
860Un de’ figli del re, scampo cercando
Dal suo furore, e già da lui ferito,
Per portici e per logge armi e nemici
Attraversando, in vèr l’altar sèn fugge:
E Pirro ha dietro che lo segue, e ’ncalza
865Sì, che già già con l’asta e con la mano
Or lo prende, or lo fere. Alfin qui giunto,
Fatto di mano in man di forza essausto
E di sangue e di vita, avanti agli occhi
D’ambi i parenti sui cadde, e spirò.


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