Pagina:Eneide (Caro).djvu/177

Da Wikisource.
136 l’eneide. [795-819]

795Dardano per autore, e per fortuna
Un caso stesso; così d’ambedue
Mi proporrò che d’animi e d’amore
Siamo una Troia: e ciò perpetua cura
Sia de’ nostri nipoti. Entrati in mare
800Ne spingemmo oltre agli cerauni monti
A Butroto vicini, onde a le spiagge
Si fa d’Italia il più breve tragitto.
     Già dechinava il sole, e crescean l’ombre
De’ monti opachi, quando a terra vòlti
805Col desire, e co’ remi in su la riva
Pur n’adducemmo, e procurammo a’ corpi
Cibo, riposo e sonno. Ancor la notte
Non era al mezzo, che del suo stramazzo
Surse il buon Palinuro; e poscia ch’ebbe
810Con gli orecchi spiati il vento e ’l mare,
Mirò le stelle, contemplò l’Arturo,
L’Iadi piovose, i gemini Trioni,
Ed Orione armato: e visto il cielo
Sereno e ’l mar sicuro, in su la poppa
815Recossi, e ’l segno dienne. Immantinente
Movemmo il campo, e quasi in un baleno
Giunti e posti nel mar, vela facemmo.
     Avea l’Aurora già vermiglia e rancia
Scolorite le stelle, allor che lunge


[503-522]