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Pagina:Eneide (Caro).djvu/179

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138 l’eneide. [845-869]

845Per nostro augurio avemmo. Oh! disse Anchise
Guerra ne si minaccia; a guerra additti
Sono i cavalli; o pur sono anco al carro
Talvolta aggiunti, e van del pari a giogo;
Guerra fia dunque in prima, e pace dopo.
     850Quinci devoti venerammo il nume
De l’armigera Palla, a cui gioiosi
Prima il corso indrizzammo. In su la riva
Altari ergemmo; e noi d’intorno, come
Eleno ci ammonì, le teste avvolte
855Di frigio ammanto, a la gran Giuno argiva
Preghiere e doni e sacrifici offrimmo.
     Poichè solennemente i prieghi e i voti
Furon compiti, al mar ne radducemmo
Immantinente; e rivolgendo i corni
860De le velate antenne, il greco ospizio
E ’l sospetto paese abbandonammo.
     E prima il tarentino erculeo seno
(Se la sua fama è vera) a vista avemmo;
Poscia a rincontro di Lacinia il tempio,
865La ròcca di Caulóne e ’l Scillacèo,
Onde i navili a sì gran rischio vanno.
Indi ne la Trinacria al mar discosto
D’Etna il monte vedemmo, e lunge udimmo
Il fremito, il muggito, i tuoni orrendi


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