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Pagina:Eneide (Caro).djvu/180

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[870-894] libro iii. 139

870Che facean ne’ suoi liti e ’ntorno a’ sassi
E dentro a le caverne i flutti e i fuochi,
Al ciel ruttando insieme il mare e ’l monte
Fiamme, fumo, faville, arene e schiuma.
     Qui disse il vecchio Anchise: È forse questa
875Quella Cariddi? Questi scogli certo,
E questi sassi orrendi Eleno dianzi
Ne profetava. Via, compagni, a’ remi
Tutti in un tempo, e vincitori usciamo
D’un tal periglio. Palinuro il primo
880Rivolse la sua vela e la sua proda
Al manco lato; e ciò gli altri seguendo,
Con le sarte e co’ remi in un momento
Ne gittammo a sinistra; e ’l mar sorgendo
Prima al ciel ne sospinse; indi calando,
885Ne l’abisso ne trasse. In ciò tre volte
Mugghiar sentimmo i cavernosi scogli,
E tre volte rivolti in vèr le stelle
D’umidi sprazzi e di salata schiuma
Il ciel vedemmo rugiadoso e molle.
     890Eravam lassi; e ’l vento e ’l sole insieme
Ne mancâr sì, che del viaggio incerti
Disavvedutamente a le contrade
De’ Ciclopi approdammo. È per sè stesso
A’ venti inaccessibile e capace


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