Pagina:Eneide (Caro).djvu/314

Da Wikisource.
[695-719] libro vi. 273

695O con gli omeri volta, ai detti suoi
Stette qual alpe a l’aura, o scoglio a l’onde.
Alfin mentre dicea, come nimica
Gli si tolse davanti, e ne la selva
Al suo caro Sichèo, cui fiamma uguale
700E par cura accendea, si ricondusse.
Nè però men dolente o men pietoso
Restonne il teucro duce; anzi quant’oltre
Potè con gli occhi, e lungo spazio poi
Col pianto e coi sospiri accompagnolla.
     705Poscia tornando al suo fatal viaggio
Giunse là ’ve accampata era in disparte
Gente di ferro e di valore armata.
Qui ’l gran Tidèo, qui ’l gran figlio di Marte
Partenopèo, qui del famoso Adrasto
710La pallid’ombra incontro gli si fece.
Quinci de’ suoi più nobili Troiani
Un gran drappello avanti gli comparve.
Pianse a veder quei glorïosi eroi,
Tanto di sopra disiati e pianti,
715Come Glauco, Tersíloco, Medonte,
I tre figli d’Antenore, il sacrato
A Cerere ministro Polifete,
E ’l chiaro Idèo con l’armi anco e col carro.
Fatto gli avean costor chi da man destra,

Caro. — 18. [470-486]