Pagina:Eneide (Caro).djvu/315

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274 l’eneide. [720-744]

720Chi da sinistra una corona intorno.
Nè d’averlo veduto eran contenti,
Chè ciascun desiava essergli appresso,
Ragionar, passeggiar, far seco indugio,
E spíar come e d’onde e perchè venne.
     725Ma degli Argivi e le falangi e i duci,
Quand’egli apparve, e che tra lor ne l’ombre
I lampi folgorâr de l’armi sue,
Da gran timor furo assaliti; e parte
Volser le terga, come già fuggendo
730Verso le navi, e parte alzâr le voci
Che per tèma sembrâr languide e fioche.
Deífobo, di Prïamo il gran figlio,
Vide ancor qui, che crudelmente anciso,
In disonesta e miserabil guisa
735Avea le man, gli orecchi, il naso e ’l volto
Lacerato, incischiato e monco tutto.
Per temenza il meschino e per vergogna
D’esser veduto, con le tronche braccia
Un sì brutto spettacolo celando,
740Indarno si facea schermo e riparo;
Ch’al fin lo riconobbe, e con l’usata
Domestichezza incontro gli si fece,
Così dicendo: Poderoso eroe,
Gran germoglio di Teucro, e chi sì crudo


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