Pagina:Eneide (Caro).djvu/373

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332 l’eneide. [795-819]

795La spaventosa voce che n’uscío
Dal Tartaro spiccossi. E pria le selve
Ne tremâr tutte; indi di mano in mano
Di Nemo udilla e di Dïana il lago,
Udilla de la Nera il bianco fiume,
800E di Velino i fonti, e tal l’udiro,
Che ne strinser le madri i figli in seno.
     A quella voce, e verso quella parte
Onde sentissi, i contadini armati,
Comunque ebber tra via d’armi rincontro,
805Subitamente insieme s’adunaro.
Da l’altro lato i giovani Troiani
Al soccorso d’Ascanio in campo usciro,
Spiegâr le schiere, misersi in battaglia,
Vennero a l’armi; sì che non più zuffa
810Sembrava di villani, e non più pali
Avean per armi, ma forbiti ferri
Serrati insieme, che dal sol percossi,
Per le campagne e fin sotto a le nubi
Ne mandavano i lampi; in quella guisa
815Che lieve al primo vento il mar s’increspa,
Poscia biancheggia, ondeggia e gonfia e frange
E cresce in tanto, che da l’imo fondo
Sorge fino a le stelle. Almone, il primo
Figlio di Tirro, primamente cadde


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